Castello di Casalgrande Alto

Una relazione sui castelli del territorio scandianese conservata nell’Archivio Estense di Modena, forse stesa dal Governatore di Sassuolo Paolo Brusantini, così lo descrive:

“Il terzo Castello di Casalgrande ove si trova una Rocca antica sita molto opportunamente per tirare innanzi una deliziosa abitazione per avere luogo capace di questo, di bellissima vista et buonissima aria, …”.

Per la data di costruzione si può fare riferimento a quanto riporta il Pagliani nella sua Storia di Aceto e ville limitrofe, nella quale afferma: “convien dire che siccome questo castello è ricordato in documenti del 1335, 1339, 1341, 1373, sorgesse un secolo e più dopo il mille”.

Il Castello vide come primi padroni, se non anche fabbricatori, i Guidelli; nel 1335 passò in potere dei Fogliani;nel 1409 fu poi espugnato da Nicolò d’Este e donato da questi nel 1413 ad Alberto della Sala; nel 1452 passò nelle mani di Feltrino Boiardi, signore di Scandiano.

Nel 1557 il Castello di Casalgrande scrisse gloriose pagine di storia, quando un pugno di uomini riuscì a resistere per giorni agli assalti degli Spagnoli cedendo soltanto quando un fatale incidente tolse loro i validi mezzi di difesa. Il castello fu allora distrutto e dato alle fiamme.

Venne poi ricostruito a somiglianza dell’antico castello dai Tiene, a cui rimase fino al 1622; passò poi ai marchesi Enzo e Corrado Bentivoglio; nel 1643 tornò ai Principi Estensi; nel 1750 venne infeudato al Marchese Gian Battista de’ Mari e nel 1782 venne infine venduto in buona parte a privati del luogo.

L’eroico episodio del 1557 venne descritto da Marco Guidelli, un casalgrandese che fu testimone e attore di tale vicenda. Questo racconto fu pubblicato nel Giornale Lett. Scientifico Modenese nel 1842 dal Prof. G. Veratti.

Lo stesso professore, nella prefazione al racconto, dava una descrizione del Castello di Casalgrande.

Ciò che residua del Castello di Casalgrande Alto è una corte rurale quattrocentesca organizzata intorno alla residenza fortificata e munita di due torri quadrate, nonchè il torrione di ingresso, con resti di merlature e portale provvisto di fenditure per il ponte levatoio.

Tradizione vuole che in una villa non molto distante dal Castello, la cosiddetta “casa del conte”, Matteo Maria Bojardo abbia dato vita a parte del suo Orlando Innamorato.

Di seguito è riportata sia la prefazione al racconto dell’assalto al castello, con la descrizione del Prof. G. Veratti, sia il giornale dell’assedio basato sulla descrizione di Marco Guidelli.